L’innesto è una tecnica agricola che nasce dall’osservazione intelligente della natura: unisce due piante in modo che crescano come un solo individuo, sfruttando le caratteristiche migliori di ciascuna.
Ma perché viene fatto? Quali sono gli obiettivi agronomici concreti che spingono agricoltori e vivaisti a usare l’innesto? Il motivo, fondamentalmente, è uno: l’innesto è uno strumento prezioso per migliorare la coltivazione sotto più aspetti con un’unica operazione. E, allora, quali sono questi miglioramenti?
I principali sono tre:
- migliorare la qualità del frutto,
- controllare la vigoria della pianta
- aumentare la resistenza a fattori ambientali o patogeni.
A cosa serve l'innesto
Abbiamo visto come l'innesto sia una pratica importante per l'agricoltura. Vediamo di comprendere al meglio quali sono i vantaggi di questo pratica.
Migliorare la qualità del frutto
Uno degli obiettivi principali della pratica dell’innesto è migliorare la qualità del frutto.
Questo può significare tante cose: ottenere frutti più gustosi, con polpa più soda, più colorati, più profumati, o semplicemente più uniformi nella pezzatura. Spesso, infatti, una varietà di pregio dal punto di vista organolettico può avere una crescita debole, una scarsa adattabilità al suolo o produrre poco se lasciata su radici proprie. Grazie all’innesto, si può far crescere quella varietà su un portainnesto più vigoroso, che ne supporti lo sviluppo, migliorando al tempo stesso la resa e la qualità dei frutti.
Nell’industria frutticola moderna, l’innesto è lo strumento che consente di coltivare varietà selezionate per le loro qualità gustative o commerciali, senza rinunciare alla produttività e alla stabilità della pianta.
Controllare la vigoria della pianta
Il secondo obiettivo che si ricerca innestando è il controllo della vigoria.
In agricoltura non sempre è vantaggioso avere piante grandi e vigorose: in certi contesti, si preferiscono piante più contenute, sia per motivi agronomici che gestionali. Ad esempio, in frutteti moderni ad alta densità, si usano portainnesti nanizzanti che limitano la crescita dell’albero, rendendo più facile la raccolta, la potatura e i trattamenti fitosanitari. Al contrario, in ambienti difficili, si può scegliere un portainnesto che stimoli la crescita e renda la pianta più robusta.
L’innesto diventa così un mezzo per adattare la pianta al sistema di coltivazione scelto, dalla piccola coltura familiare all’impianto superintensivo.
Aumentare la resistenza a stress e malattie
Infine, l’altro obiettivo fondamentale dell’innesto è aumentare la resistenza, sia alle malattie che alle condizioni ambientali sfavorevoli.
Molti portainnesti, infatti, sono selezionati per la loro capacità di sopportare meglio i patogeni del suolo, come funghi, batteri o nematodi. È il caso, ad esempio, della vite europea innestata su radici americane, che sono maggiormente resistenti alla fillossera.
Ma lo stesso principio vale per molte altre colture che vengono innestate per resistere meglio alle condizioni climatiche o del suolo; ad esempio: pomodori innestati per resistere alla stanchezza del terreno, meloni più tolleranti alla siccità, fruttiferi capaci di adattarsi a terreni calcarei o acidi, e molti altri.
In questo senso, l’innesto è una vera strategia agronomica per la sostenibilità: permette di ridurre l’uso di trattamenti chimici e di ampliare le aree coltivabili.