Mappa del suolo
Come realizzarla

M.A.I.E.R. Srl

Le mappe del suolo rappresentano una risorsa imprescindibile per gli agricoltori moderni, in quanto sono in grado di fornire una panoramica dettagliata della variabilità dei terreni e sono utilissime come supporto per le decisioni agronomiche. Infatti, questi strumenti consentono di modulare con precisione gli input agronomici, come, ad esempio, acqua e fertilizzanti, ottimizzando così le pratiche di gestione dei campi.

Mappe del suolo: perché sono così importanti


Partiamo da una considerazione basilare: i campi agricoli non sono tutti uguali. È normale, infatti, osservare una notevole diversità in termini di fertilità e composizione del suolo, sia tra campi diversi che, addirittura, all'interno dello stesso appezzamento. Questa variabilità dipende da una serie di fattori, tra cui la tessitura del suolo, la presenza di sostanza organica e la storia agronomica passata.

Ad esempio, una zona del campo potrebbe presentare una tessitura più argillosa rispetto a un'altra, mentre la presenza di microelementi potrebbe essere più concentrata in determinate aree e meno in altre.

Ma anche le attività agricole, come le lavorazioni e l'irrigazione, hanno un impatto significativo sulla variabilità del suolo, specialmente nella sua dimensione verticale. Inoltre, la topografia e la pedologia contribuiscono ulteriormente a creare differenze tra un terreno e un altro e anche fra le varie aree di uno stesso campo.

Mappatura del suolo con metodi tradizionali


Nell'analisi delle caratteristiche del suolo, il metodo più affidabile e preciso è da sempre l'analisi di laboratorio, che consente una valutazione dettagliata delle proprietà di ogni campione prelevato. Tuttavia, la sfida sta nel determinare quanti campioni prelevare e dove, considerando il bilancio di analisi disponibili e il costo associato.
Quando il numero di campioni è limitato, diventa essenziale adottare un piano di campionamento strategico, che può seguire due approcci principali: a griglia o a zona. Nel primo caso, si procede senza pre-indagare la variabilità del terreno, selezionando punti casuali o seguendo un modello a griglia, come uno schema a scacchiera o a traiettorie definite.

Questo approccio, sebbene ampiamente utilizzato in passato, presenta limitazioni in termini di efficacia: la raccolta di pochi campioni non fornisce una rappresentazione accurata della variabilità del terreno, a meno che il campo non sia completamente uniforme. Anche la pratica di mescolare i campioni per ottenere una media, sebbene diffusa, produce solo una visione generale del campo, trascurando la variabilità interna.

D'altra parte, l'approccio a zona mira a identificare aree omogenee prima di effettuare il campionamento. Questo approccio richiede una maggiore analisi preliminare, ma può fornire risultati più accurati e significativi, consentendo una migliore comprensione della variabilità del terreno.

È importante considerare che la variabilità del terreno non è solo bidimensionale, ma tridimensionale, influenzata anche dalla profondità e dalla stratificazione del suolo. Sebbene questo possa essere meno rilevante per le colture annuali con radici superficiali, diventa critico per colture arboree come le viti.

Mappatura del suolo con metodi innovativi


L'avvento di metodologie avanzate ha reso possibile una mappatura più precisa e accurata delle caratteristiche del suolo. Stiamo parlando di tecnologie come l'induzione elettromagnetica, la conducibilità elettrica, la radiazione elettromagnetica ad alta energia dei raggi gamma, le onde radar – georadar. Le analisi del suolo e la mappatura effettuate con questi strumenti scientifici, che riescono a sondare il terreno fino in profondità, consentono agli agricoltori di ottenere informazioni dettagliate sulla variabilità del suolo in ogni suo punto, fornendo una base molto solida per decisioni agronomiche mirate.

Le mappe di produzione


Questo sistema di mappatura è tanto semplice quanto economico. Il principio è semplice: durante l'operazione di raccolta, che deve avvenire ovviamente tramite macchinari, come nel caso delle mietitrici o delle vendemmiatrici, ogni metro quadrato di terreno viene monitorato per misurare la quantità di prodotto raccolto. Questi dati vengono quindi memorizzati insieme alla posizione geografica, consentendo di generare mappe di produzione che evidenziano le variazioni di resa all'interno di un determinato campo.

Queste mappe possono distinguere le aree ad alta produttività da quelle a bassa produttività, permettendo anche di valutare la qualità del raccolto in base alle differenti classi di produzione.

Tuttavia, per garantire la validità dei dati ottenuti, è essenziale basarsi su mappe di produzione raccolte nel corso di diversi anni, preferibilmente da cinque a sei. Questi dati annuali vengono elaborati e confrontati tra loro per normalizzare le variazioni stagionali e generare una mappa che evidenzi i trend pluriennali.

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